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Trattamento mininvasivo varici arti inferiori, vene varicose

L’insufficienza venosa cronica è un problema clinico con rilevanti ricadute socio economiche.
Maggiormente presente nelle donne oltre la 5° decade, trova nella sedentarietà, nel sovrappeso, negli anticoncezionali i fattori di rischio, ma è lo squilibrio tra elastina e collagene a rendere le valvole venose deboli e quindi incontinenti.

Le  vene varicose ne sono l’espressione obiettiva più evidente.

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Fibroma uterino

Fibroma uterino

Definizione

Il fibroma uterino (o fibromioma o mioma) è un tumore benigno dell’utero.
Rappresenta la più comune forma di patologia benigna femminile, con una incidenza del 25-35% nella popolazione in età fertile, e percentuali superiori dopo i 40 anni.

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A seconda di dove è localizzato, il fibroma si distingue in sottosieroso [è situato nella periferia dell’organo, più a contatto con la cavità addominale o pelvica], intramurale [si sviluppa nello strato più muscolare dell’organo] , sottomucoso [si sviluppa a contatto con la cavità uterina]. Questa distinzione è importante per orientare il trattamento.
La sua origine è incerta, ma la connessione con i fisiologici cicli ormonali è evidente, dal momento che con l’arrivo della menopausa tendono a diminuire.

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Varicocele maschile

Il varicocele è definito come una dilatazione delle vene del plesso pampiniforme, secondaria alla presenza di un reflusso venoso patologico, causato principalmente da un’incontinenza valvolare della vena spermatica interna.

La nostra esperienza

L’età media di tali pazienti era di 24,6 anni (range 14–46). L’indicazione al trattamento era stata data dalla presenza di una sintomatologia dolorosa nella regione inguinale destra, in assenza di precedenti anamnestici per traumi e/o per alterazioni del liquido seminale. La flebografia era stata condotta esclusivamente con accesso transbrachiale, con l’ausilio di un tavolo radiologico ribaltabile e di un catetere angiografico multipurpose.

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Varicocele femminile

La sindrome della congestione pelvica è una condizione di dolore pelvico cronico che interessa preferibilmente le giovani donne multipare: sofferenza fisica di vecchia data, con un notevole impatto sulla vita sociale ed affettiva delle donne.

Il dolore pelvico cronico coinvolge il 10% della popolazione ginecologica; viene definito come un dolore addominale o pelvico, non ciclico, della durata di almeno 6 mesi.
Viene riferito a livello del basso ventre; può essere presente in modo continuo o intermittente; può essere esacerbato al termine di una giornata lavorativa intensa, o per lunghi periodi in stazione eretta o durante il ciclo mestruale. Può essere irradiato alle natiche, alle cosce. Può essere accompagnato da dispareunia, da sintomi d’irritabilità vescicale o di costipazione addominale.

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Ematoma del muscolo retto

L’ematoma del muscolo retto è una complicanza non comune di un trauma addominale, accidentale o iatrogeno, di un intervento chirurgico; per tale motivo, in questi casi, viene definito secondario ad una causa nota.
Il sempre  costante incremento dell’impiego dei farmaci antiaggreganti ha comportato un incremento d’incidenza di tale patologia in pazienti senza la presenza di un’evidente causa precipitante, tranne un eccessivo colpo di tosse, o una torsione del busto, o dopo la defecazione in pazienti anziani: in questi casi l’ematoma viene definito spontaneo.

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Spondilodiscite tubercolare

Introduzione

La tubercolosi, nonostante l’impiego sistematico di una terapia mirata e i controlli seriati di laboratorio, continua ad essere una importante causa di morbilità e mortalità e a colpire oltre 30 milioni d’individui nel mondo, specie nelle nazioni in via di sviluppo, caratterizzate da scarse condizioni igieniche. Pur essendo più rara nelle nazioni occidentali, grazie a politiche di prevenzione e cura, attuate in passato, recentemente, l’abuso di alcool e droga, l’aumento dei casi di HIV a AIDS e le notevoli ondate migratorie dal terzo mondo, hanno fatto registrare un aumento del numero di casi annui anche nelle nazioni più progredite.

La diagnosi clinica degli ascessi non è agevole: i sintomi sono subdoli, ad esordio ritardato rispetto all’insorgenza della malattia: ciò per la lenta evoluzione della tubercolosi; molto spesso a richiamare l’attenzione possono essere un dolore lombare inspiegabile o la comparsa di disturbi motori degli arti inferiori.

Attualmente si fa sempre più ricorso al drenaggio percutaneo per la risoluzione delle raccolte fluide.

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Sindrome della vena cava superiore

Introduzione

La sindrome della vena cava superiore si verifica quando un’ostruzione di questa vena, per compressione esterna o per invasione interna, interrompe il normale ritorno del sangue venoso dalla testa e dagli arti superiori verso l’atrio destro. Tale sindrome è una seria ed allarmante complicanza di malattie benigne o maligne.
Sempre più numerose sono le condizioni benigne che sono state descritte come causa di un’ostruzione della vena cava superiore: da patologia, come nel caso dell’aneurisma dell’aorta toracica o nella fibrosi mediastinica, o da causa iatrogena, come con i cateteri venosi centrali per la dialisi temporanea, con i pacemaker o con i cateteri per la nutrizione parenterale.

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Simpaticolisi nelle ischemie critiche

Introduzione

Il trattamento delle malattie occlusive arteriose degli arti inferiori prevede varie opzioni terapeutiche: l’esercizio fisico, un adeguato trattamento farmacologico teso alla fluidificazione del sangue e alla correzione dei fattori di rischio, una eventuale ricostruzione vascolare o un by-pass periferico, le procedure percutanee endovascolari di PTA e/o stent. Nel caso dell’ischemia critica tali soluzioni possono rivelarsi insufficienti o inapplicabili per trattare il dolore a riposo e le lesioni trofiche periferiche, in rapporto all’estrema perifericità delle lesioni vascolari.

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Priapismo

Introduzione

Il priapismo è un’erezione persistente che origina da un disturbo del meccanismo che controlla la detumescenza peniena, senza una relazione temporale con uno stimolo sessuale.
L’affezione può presentarsi in due forme, a seconda dei meccanismi patogenetici: il priapismo veno-occlusivo o a basso flusso (che è il tipo più frequente) e quello post-traumatico o con alto flusso.
È quindi importante distinguere le due condizioni patologiche, visto che la gestione clinica e terapeutica sono diverse, in accordo con la sottostante differenza fisiopatologica. Mentre la diagnosi ed il trattamento del priapismo veno occlusivo sono stati ben definiti, per la forma arteriosa tali aspetti rimangono ancora controversi.

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