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Sindrome congestione pelvica – caso clinico 5

Caso clinico

Donna di anni 45, addetta alle pulizie, con storia clinica di senso di pesantezza al basso ventre, che si accentua dopo una lunga giornata di lavoro. Riferisce dolori ai rapporti.

Autori:   Dott. Stefano Pieri  – Dott. Paolo Agresti

Indicazioni

La storia clinica e gli accertamenti diagnostici (eco-color-Doppler e Risonanza magnetica)  orientano verso una sindrome della congestione pelvica.

Anamnesi:   dolore addominale cronico, comparso da oltre 5 anni, dopo la seconda gravidanza e accentuatosi negli ultimi 6 mesi.  Il dolore si accentua poco prima e durante il ciclo mestruale.  Obbliga ad assumere costantemente farmaci antispastici e antidolorifici. 

Razionale per il trattamento

La sindrome della congestione pelvica è determinata prevalentemente da una insufficienza valvolare delle vene ovariche; questa incontinenza determina una inversione del flusso venoso, che tende a ristagnare nelle vene, diventate dilatate, tortuose ed ectasiche.  Il ristagno di sangue venoso à alla base della sintomatologia dolorosa.

L’opzione terapeutica consigliata è l’interruzione del reflusso venoso. Il trattamento endovascolare, grazie alla estrema sicurezza,  precisione e mininvasività è la prima scelta.

Materiali:  Un introduttore valvolato, una guida idrofilica, un catetere angiografico, un introduttore lungo 90 cm, un sistema di chiusura autoespandibile (plug).

Procedura

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Fase diagnostica:  a sinistra la  ricostruzione tridimensionale della fase venosa dello studio RM, sovrapponibile alla successiva flebografia renale (destra), effettuata con accesso transbrachiale.

sindrome congestione pelvica caso clinico fase diagnostica

Durante la flebografia, con il cateterismo selettivo è possibile effettuare lo studio della vena ovarica, stabilire le dimensioni, verificare il passaggio controlaterale del mezzo di contrasto.

sindrome congestione pelvica caso clinico interventistica

Fase interventistica: vari sono i presidi e i farmaci che si possono impiegare per “chiudere” (embolizzare) la vena ovarica. La scelta deve tenere conto delle dimensioni del vaso (in questo caso oltre i 12 mm), di eventuali comunicazioni con altri rami venosi (qui assenti),  dei costi.

Abbiamo preferito impiegare un presidio capace di adattarsi ad un calibro superiore ai 15 mm, facile da riposizionare prima del rilascio, oltre a 2 ml di sodio-tetra-decilsolfato in forma di schiuma.

Commento

La sindrome della congestione pelvica affligge oltre il 15% della popolazione femminile in età adulta; vista la sintomatologia, può essere invalidante e alterare la qualità della vita. Oggi, grazie all’ecografia con sonda transvaginale e con la risonanza magnetica, è facile da identificare.

L’opzione terapeutica della radiologia interventistica offre una soluzione al problema; con le caratteristiche di mininvasività, precisione nell’azione, sicurezza ed efficacia è in grado di risolvere con la sola anestesia locale una problematica clinica rilevante.  L’approccio transbrachiale contribuisce a rafforzare le caratteristiche di ambulatorietà della soluzione terapeutica.

Approfondimenti

Per approfondire puoi leggere l’articolo dedicato a questa patologia qui: sindrome della congestione pelvica.

Prenotazioni e contatti

Non esitare a contattarci per qualsiasi informazioni. La radiologia interventistica è una branca della ragiologia che sta avendo un ampio sviluppo internazionale e permette di evitare invasivi interventi chirurgici, ponendosi come valida alternativa di successo. Qui la pagina dei contatti.