Sindrome della congestione pelvica
Sindrome clinica, poco in risalto nell’ampio panorama del dolore pelvico cronico, presente nel 15-20% delle donne, frequentemente sottovalutata, fino a 20 anni fa. Questa condizione era riconosciuta solo dopo l’esclusione di altre patologie, condannando la donna ad una serie infinita di accertamenti.
Lo sviluppo diagnostico, le maggiori conoscenze, la maggiore consapevolezza dei vari specialisti e l’efficacia delle soluzioni terapeutiche proposte hanno contribuito a fare maggiore chiarezza.
Alla base c’è l’incontinenza delle vene ovariche, con la successiva formazione di varici nel plesso utero-ovarico. L’assenza o l’atrofia congenita dell’apparato valvolare – l’incontinenza funzionale determinata dalla gravidanza – la compressione della vena renale sinistra favoriscono il reflusso venoso. Il ristagno di sangue e la congestione pelvica conseguente sono responsabili del corredo sintomatologico.
Dolore pelvico cronico, da oltre 6 mesi, esacerbato da una lunga stazione eretta, alla fine di una giornata, o dall’approssimarsi del ciclo. Riferito esclusivamente al basso ventre, può essere associato a dispareunia, urgenza vescicale, costipazione addominale.
La presenza anche di varici vulvari, e/o di varici degli arti inferiori, in sede atipica rispetto al decorso delle vene safene, deve fare sospettare la loro esistenza.
La flebografia renale rimane la tecnica ideale per lo studio di questo quadro clinico. La panoramicità, la selettività e la dinamicità dell’esame consentono di evidenziare i segni diretti ed indiretti.
Il reflusso venoso, durante l’effettuazione di una manovra di Valsalva, l’assenza o l’ipotrofia dell’apparato valvolare, le dimensioni della vena (> 6 mm).
Il passaggio controlaterale del mezzo di contrasto è la conferma della intensa congestione pelvica.
Ecografia consente di escludere altre patologie, fornisce una buona visione delle varicosità pelviche, misurare il diametro delle vene, conferma l’esistenza del reflusso con le manovre dinamiche.
La RM, con la possibilità di multiple ricostruzioni, offre un’accurata visualizzazione dei plessi venosi uterini, del decorso della vena ovarica, dei calibri. Più di 4 rami con calibri < 4mm, o un ramo unico con calibro maggiore di 8 mm fa porre diagnosi di sindrome della congestione pelvica.
La terapia medica, con ormoni e analgesici si è dimostrata insufficiente, deludente ed inefficace. La terapia chirurgica, con la interruzione del reflusso venoso patologico, è estremamente invasiva.
La soluzione terapeutica radiologica ha il vantaggio della maggiore selettività di azione, minore invasività ed elevata efficacia.
Procedura di ragiologia interventistica
- Anestesia: locale
- Approccio: transbrachiale, giugulare, femorale
- Materiali: introduttore, filo guida idrofilico, catetere angiografico
Controllo eco-color-Doppler dopo 6-8 settimane.
Risultati
- Successo tecnico 98-100%
- Successo clinico 85-98%
- Assenza di sintomatologia > 70%
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