91° Congresso nazionale SIGO ottobre 2016
ROMA 16-19 Ottobre 2016, 91° Congresso nazionale SIGO
Approccio transbrachiale per il trattamento dei leiomiomi uterini con embolizzazione delle arterie uterine: preliminare esperienza clinica
Autori: Dott. Stefano Pieri, Marasca E, Moreschi E, Di Felice M, Calcagni M, Agresti P, Starita A. (Radiologia Interventistica
Az. Osp. “S.Camillo-Forlanini” – ROMA)
Embolizzazione dei fibromi uterini
I fibromi uterini, o miomi, sono tumori benigni delle cellule muscolari liscie dell’utero. Sulla base della localizzazione negli strati dell’utero sono classificati in: sottosierosi, intramurali e sottomucosi.
Tutti sono abbondantemene irrorati e vascolarizzati; i sottomucosi sono maggiormente responsabili dei sanguinamenti intensi e copiosi e d’infertilità – gli intramurali sono maggiormente responsabili dei dolori addominali e delle metrorragie – i sottosierosi dei sintomi da compressione.
La terapia medica si basa sugli analoghi dell’ormone che rilascia le gonadotropine, per indurre una ovariectomia, o con i progestinici per controllare i fenomeni emorragici; ha un effetto temporaneo di riduzione del volume dei fibromi, in vista della soluzione chirurgica.
La terapia chirurgica
Prevede l’asportazione dell’utero (isterectomia) o del mioma (miomectomia).
La donna ha maggiore consapevolezza di sè e vuole un ruolo attivo nelle scelte sul proprio corpo. Ha una maggiore attenzione al proprio corpo e all’immagine di sè. Vengono sviluppate tecnologie che mirano ad allungare la capacità riproduttiva. C’è sempre maggiore attenzione ai costi socio-sanitari.
Oggi si riscontra una resistenza da parte delle donne all’isterectomia. Questo stimola una ricerca da parte dei medici di trattamenti meno invasivi.
L’alternativa della radiologia interventistica: l’embolizzazione dei fibromi uterini
L’embolizzazione delle arterie uterine è stata impiegata, in regime d’urgenza, nelle ultime tre decadi, per trattare le emorragie irrefrenabili post-partum, dopo parto cesareo, dopo intervento chirurgico.
Nel 1995, Ravina ne propone l’impiego nel trattamento dei fibromi uterini, in elezione, in pazienti giudicate non idonee all’intervento chirurgico: donne obese, HIV, cardiopatiche. Il razionale si basa sulla notevole vascolarizzazione dei fibromi uterini, che concentrano l’apporto ematico su di loro.
Fase di controllo: l’efficacia – lo studio dei tessuti e le misurazioni – sicurezza: assenza di complicazioni – lo studio della vascolarizzazione
Il tradizionale approccio transfemorale obbliga ad una immobilizzazione di 6-12 ore, alla permanenza del catetere vescicale per lo stesso periodo e all’impiego di calze contenitive. La scelta è iniziata casualmente in una donna obesa, per poi proseguire nelle pazienti che presentavano una anatomia sfavorevole all’indagine di risonanza magnetica.
Criteri di d’inclusione
Presenza di uno o più leiomiomi sintomatici, in donne che desideravano preservare la fertilità, con prevalente localizzazione intramurale.
Risultati
2009-2016: 42 pz. Diametro medio: 6,7 cm. tutte sintomatiche. Assunzione regolare di Fe. 14 pregressi interventi di miomectomia. Terapia medica inefficace.
Metrorragia: controllo nel 94% delle pazienti. ssunzione di Fe. Risolta nel 100% delle pazienti. Anemia: assente.
Riduzione volumetrica utero: 35% ad 1 anno – 40% del fibroma.
Non è stata registrata alcuna complicazione nell’arteria brachiale. Calibro minimo da pungere: 3-3,5 mm.
Amenorree: transitorie 1 – definitive 0. Complicazioni: 1 ematoma al braccio, 1 parestesia alla mano.
2 pazienti hanno voluto trattare il fibroma prima di tentare una gravidanza.
Conclusioni
L’evidenza scientifica più recente sull’embolizzazione delle arterie uterine per il trattamento dei fibromi sintomatici mostra risultati promettenti e validi nel breve e medio periodo.
Dimostrano che l’intervento endovascolare è una valida opzione terapeutica, sicura ed efficace, in mani esperte.
Garantisce una risoluzione dei sintomi, un cospicuo ridimensionamento del/i fibromi e di quelle dell’utero.
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