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Tumore del rene. La termoablazione del tumore

Cos’è la termoablazione dei tumori del rene?

La termoablazione a radiofrequenza (comunemente indicata come RFA) è una opzione terapeutica mininvasiva, utilizzata per trattare varie forme tumorali. Avviene con una guida radiologica, in genere l’ecografia, o la TC, per garantire la massima precisione di centraggio della lesione da parte dell’ago elettrodo. La corrente ad elevata frequenza che vi passa, genera il calore che comporta la necrosi delle sole cellule tumorali.

Quali sono i campi di applicazione di questa nuova opzione terapeutica?

Attualmente, viene comunemente utilizzata per trattare alcune forme tumorali dell’osso, del fegato e del polmone.

Nel rene trova ampia applicazione nei casi in cui il paziente sia monorene, se coesistono altre patologie che controindicano l’effettuazione di un intervento chirurgico, se il paziente è anziano, se il tumore presenta un diametro massimo inferiore ai 4 cm, se la lesione è bilaterale, oppure se il paziente ha una recidiva dopo un precedente intervento chirurgico.

Come mi debbo preparare?

Il paziente deve presentarsi all’intervento con un digiuno alimentare di almeno 12 ore, mentre quello liquido è sufficiente sia solo di 2-3 ore. I medicamenti assunti abitualmente, non devono essere sospesi, ma assunti regolarmente (a meno di indicazioni in tale senso da parte dell’anestesista). Devono essere escluse eventuali allergie a farmaci o ad altro. Deve essere sospesa l’assunzione dell’aspirina o di altri farmaci fluidificanti il sangue, per almeno 2 giorni prima dell’intervento.

Devono essere stati effettuati esami recenti sulla coagulazione e sulla funzionalità renale.

La degenza sarà di un paio di notti.

Cosa mi debbo aspettare?

L’intervento verrà eseguito nella sala radiologica della TC. Il paziente verrà disteso sul lettino radiologico della TC. Saranno applicate due piastre adesiva sulle cosce (per costituire il circuito elettrico) e il paziente verrà collegato ad un dispositivo che tenga sotto controllo i parametri della pressione arteriosa, frequenza cardiaca e saturazione di ossigeno. Dopo il centraggio della sede d’intervento, con il lettino che alternativamente, a seconda delle varie fasi dell’intervento,  scorre in entrata ed in uscita dalla TC, in anestesia locale, tramite una piccola incisione della cute, verrà applicato un ago elettrodo (ago monopolare o ad uncini, a seconda della scelta dell’operatore). Questi sarà collegato ad un generatore di corrente e ad un erogatore di acqua raffreddata, che avrà il compito di evitare il surriscaldamento della punta dell’ago, in modo che il calore possa propagarsi meglio.

Cosa succede durante l’intervento?

La corrente elettrica arriva attraverso l’ago e viene dispersa dalle piastre; all’interno della lesione bersaglio, la corrente determina una oscillazione degli ioni, con liberazione di calore e distruzione delle sole cellule tumorali, le più attive e le più sensibili a questa terapia. Allo stesso tempo, il calore è importante in fase di uscita dell’ago, perché aiuta a cauterizzare il tramite ed evita i sanguinamenti. L’intervento è programmato per una decina di minuti; in seguito, le cellule distrutte saranno rimpiazzate da una cicatrice.

I monitor registreranno tutte la variazioni di pressione, frequenza cardiaca e saturazione di ossigeno; la sedazione profonda consentirà di non avvertire dolore; i farmaci somministrati in vena consentiranno di non avvertire alcuna sintomatologia anche dopo l’intervento. Gli antibiotici somministrati per via endovenosa consentiranno il controllo di eventuali infezioni.

A distanza di poche ore dall’intervento, il paziente può mangiare e iniziare a deambulare, sempre accompagnato. Nell’arco di 24-48 ore, il paziente può tornare a casa; nell’arco di alcuni giorni può tornare  alle proprie abitudini e all’attività lavorativa.

Chi controlla i risultati?

Nello stesso ago inserito nel rene, prima d’iniziare la termoablazione, è possibile effettuare l’agobiopsia: il risultato arriverà in alcuni giorni al reparto di ricovero è verrà comunicato al paziente. Per il controllo immediato dell’esito dell’intervento, per escludere eventuali complicazioni,  sarà il radiologo interventista ad effettuare un’ecografia renale con mezzo di contrasto o una TC addome con mezzo di contrasto, al termine dell’intervento; per il controllo a distanza sarà sempre il radiologo interventista ad organizzare l’appuntamento per  una ecografia renale con mezzo di contrasto o per una TC addome con mezzo di contrasto, per confermare o meno l’efficacia di questa opzione terapeutica, a 3 e 12 mesi dall’intervento percutaneo. Le analisi del sangue e delle urine confermeranno la buona funzionalità del rene, che non ha risentito minimamente del trattamento.

Quali sono i rischi e i benefici dell’intervento?

Tra i benefici si può comprendere la rapidità dell’intervento (comprensiva della brevità della degenza, del tempo impiegato in sala radiologica) e la mininvasività (non essendoci ferite chiruriche, che il paziente può deambulare dopo 24 ore). E’ un trattamento più economico di altri, non ha effetti collaterali sulla pressione arteriosa; se molto preciso, potrebbe non avere effetti collaterali.

Tra i rischi, occorre ricordare il dolore dopo la procedura (in genere è controllato dai farmaci), la possibilità di sviluppare un’infezione (ogni volta che si supera la barriera cutanea si corre questo rischio, per questo vengono somministrati gli antibiotici). Se la lesione tumorale è molto vicina alle vie urinarie, in seguito  potrebbero verificarsi danni permanenti a queste strutture (per tale motivo l’urologo posizionerà un doppio J di protezione, in cui infondere acqua raffreddata).

Le varie casistiche presenti in letteratura ci dicono che il trattamento di termoablazione a radiofrequenza su tumori renali è efficace solo in lesioni con diametro inferiore a 4 cm; al di sopra di tale limite, possono essere necessarie due sedute o avviare il paziente alla soluzione chirurgica. Gli studi di confronto tra chirurgia e termoablazione a radiofrequenza dicono che la sopravvivenza è identica. Siccome la lesione è distrutta all’interno del corpo, i controlli ecografici, o TC, o RM, con mezzo di contrasto, sono fondamentali per escludere una recidiva o una ripresa di malattia.