Articoli e pubblicazioni

Indicazioni al trattamento del varicocele

Segue la serie di pubblicazioni di approfondimento sul Varicocele. Qui potete trovare gli articoli precedenti.

Non esistendo una terapia medica, la prima soluzione adottata è stata quella chirurgica. Questa, per lungo tempo, è stata indirizzata al trattamento dei varicoceli sintomatici, mentre oggi è prevalente la cura dell’infertilità di coppia, visto che, nel tempo, sono stati numerosi gli studi clinici che hanno segnalato una ripresa dei parametri del liquido seminale, dopo la correzione del varicocele: il recupero della concentrazione, della motilità e della morfologia ha incentivato e giustificato il ricorso a questa opzione terapeutica; la differente entità di questo recupero è ancora motivo di dibattito scientifico, non essendo ancora stato individuato un pattern specifico e caratteristico del danno seminale da varicocele, anche se opinione diffusa che la prima lesione avviene a livello della morfologia degli spermatozoi. Successivamente è la motilità ad  essere interessata; in ultimo è la concentrazione ad essere danneggiata.

Solo in caso di gravi alterazioni dei parametri del liquido seminale e di contemporanea importante ipotrofia testicolare (< 10 cc), il trattamento potrebbe essere evitato, vista la scarsa possibilità di recupero; stesso discorso per quei pazienti che associano alterazioni importanti dei parametri del liquido seminale  e livelli elevati di gonadotropine.

Adolescenti

Un capitolo a parte merita il trattamento del varicocele dell’adolescente, cioè prima dei 18 anni; non possedendo il riscontro dell’analisi del liquido seminale, non potendo proporre sistematicamente l’impiego della agobiopsia, è solo il rilievo ecografico di una marcata ipotrofia testicolare, oltre alla conferma dell’esistenza di un reflusso venoso patologico, a costituire una indiscutibile indicazione al trattamento, in questo giovane paziente.

Sul tipo di trattamento da adottare, a seconda del professionista che s’incontra, viene suggerita una prevalenza, frutto più della propria esperienza, che di confronti obiettivi sui vantaggi e svantaggi che ciascuna comporta.

Trattamento percutaneo

Il trattamento percutaneo, specie se con accesso transbrachiale, ha il pregio di costituire il vero approccio ambulatoriale, la minima invasività e la teorica possibilità di effettuare il trattamento di un varicocele bilaterale, con un unico ingresso; solo in mani esperte è possibile contenere la dose di radiazioni assorbite durante l’intervento. Quello con accesso femorale è il più conosciuto, ma comporta alcune difficoltà tecniche, durante il cateterismo selettivo; quello giugulare ha gli stessi pregi dell’accesso transbrachiale, ma ha lo svantaggio della puntura giugulare, che, oltre a non essere agevole, richiede la necessaria assistenza di una guida ecografica, non può essere certo pubblicizzato come ambulatoriale.

La sclerotizzazione anterograda, secondo Tauber, è la soluzione più recentemente sostenuta da tutti i chirurghi, urologi o meno, per garantire la mininvasività del trattamento, in confronto alle altre soluzioni, sempre chirurgiche, ritenute troppo invasive ai giorni nostri, che necessitavano di una anestesia generale e di una degenza ospedaliera minima di una o due notti.

La legatura della vena spermatica, a livello soprainguinale secondo Palomo, o subinguinale rappresenta la soluzione chirurgica classica, quella più praticata; effettuata per via laparotomica, o con soluzione laparoscopica, costituisce ancora, purtroppo, la scelta terapeutica più applicata. La sua lunga applicazione, oggi, si scontra con la richiesta di una sempre minore invasività degli interventi, con la necessità di dedicare le camere operatorie ad interventi chirurgici più complessi e  a casi clinici con patologie traumatiche e oncologiche.