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Chemioembolizzazione fegato tumore – caso clinico 4

Chemioembolizzazione convenzionale per il trattamento del tumore primitivo del fegato

Intervento realizzato dai dottori: Pieri  Stefano*, Pellicelli  Adriano^, D’Ambrosio  Cecilia^, Villani  Roberto^, Fondacaro  Lucia^, Agresti  Paolo*.

* U.O.C. Radiologia Interventistica

^ U.O.C. Epatologia

presso una prestigiosa azienda ospedaliera nel quartiere monteverde di Roma.

Indicazione

Effettuare una terapia loco-regionale in un paziente con tumore primitivo del fegato, non candidato alla resezione chirurgica, per la presenza di altre patologie (insufficienza cardiopolmonare) e il rifiuto espresso dal paziente a sottoporsi a tale soluzione terapeutica più invasiva.

Paziente: donna di 75 anni, con pregressa epatite C, attualmente in classe Child B4, con la presenza di una lesione focale epatica alla RM effettuata nel programma di controlli periodici; la lesione al V segmento ha le caratteristiche contrastografiche tipiche del tumore primitivo del fegato: iper-intensità in fase arteriosa, ipo-intensità in fase portale e tardiva.

Razionale del trattamento

Come è noto dalla letteratura e dalle linee guida internazionali, la terapia loco-regionale è una valida e sicura alternativa terapeutica nei pazienti con tumore primitivo del fegato, non candidati alla chirurgia, con la possibilità di controllare l’evoluzione della malattia e garantire una maggiore sopravvivenza al paziente.

Materiali

  • RM:  mezzo di contrasto Gadovist
  • Terapia loco-regionale (CEAT):  Catetere angiografico: pig-tail + cobra 5 Fr (Cordis),   guida idrofilica 180 cm, punta floppy 3 cm (Merit Medical); introduttore 5 Fr (Radiofocus Terumo), mezzo di contrasto Optiray 320 (Mallinkrodt),   Microcatetere: Progreat 2.4 (Terumo), Farmaci: Lipiodol (Guerbet),   Doxorubicina (Farmitalia),   Mitomicina C   (Kyowa Farm Ital),  Gelfoam.
  • TC: mezzo di contrasto Optyray 320 (Mallinkrodt).

Procedura

per chemioembolizzazione fegato tumore

MR in fase arteriosa

MR in fase arteriosa

In una scansione assiale, a livello del lobo destro del fegato, nel V segmento, si apprezza la presenza di una lesione focale epatica, bene delimitata, capsulata, di 2,8 cm di diametro, con iper-intensità dopo somministrazione di mezzo di contrasto.

MR in fase portale

MR in fase portale

La stessa lesione, sempre a margini bene definiti, presenta una ipo-intensità di segnale in fase portale. Questa caratteristica, unita alla precedente, orientano verso la diagnosi di tumore primitivo del fegato, senza la necessità di ricorrere alla conferma bioptica.

Angiografia selettiva del tripode celiaco

Angiografia selettiva del tripode celiaco

E’ facile notare il ramo ipertrofico che parte dall’arteria epatica destra verso il V segmento; sulla base dei suoi rami terminali, è possibile ipotizzare le caratteristiche della lesione.

Angiografia selettiva del tripode celiaco

Angiografia selettiva del tripode celiaco

In una fase più avanzata dello studio diagnostico, è facile identificare la lesione focale epatica, intensamente vascolarizzata, a margini netti, con tre piccoli vasi arteriosi che penetrano al suo interno.

Cateterismo superselettivo dell’arteria epatica destra

Cateterismo superselettivo dell’arteria epatica destra

Con il microcatetere, è possibile entrare nell’arteria che rifornisce il tumore primitivo del fegato; in questo modo è possibile iniettare i farmaci in modo molto selettivo e l’agente embolizzante alla fine.

Controllo TC

Controllo TC

3 mesi dopo l’intervento di chemioembolizzazione, lo studio TC in fase arteriosa evidenzia la lesione focale epatica interamente riempita di lipiodol, senza variazioni di densità, a conferma dell’avvenuto controllo della malattia.

Follow-up

Follow-up

1 anno dopo l’intervento di chemioembolizzazione, il controllo TC, in ricostruzione coronale durante la fase portale, conferma la stabilità del quadro clinico: la lesione focale epatica è ancora ripiena di liopiodol, in modo omogeneo e completo, senza mostrare variazioni di densità durante le varie fasi di studio.

Commento

Al giorno d’oggi, la chemioembolizzazione convenzionale (iniezione di una miscela di lipiodol, farmorubicina, mitomicina C ed embolizaznte temporaneo), considerata una vecchia opzione terapeutica per il trattamento di pazienti con tumore primitivo del fegato, non candidati alla resezione chirurgica, è ritornata alla ribalta. Rappresenta una valida e sicura alternativa terapeutica, palliativa, per molti pazienti, in grado di controllare l’evoluzione della malattia, in modo selettivo, con una precisione quasi chirurgica (il lipiodol si comporta come un agente embolizzante molto periferico e vettore di farmaci, esclusivo per le cellule tumorali), in grado di prolungare la sopravvivenza del paziente, a costi molto più contenuti, rispetto ad altre opzioni.

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