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Varicocele. Spermatogenesi. Flogosi genitali

Siamo giunti al quarto incontro in questa serie di articoli di approfondimento sul Varicocele. Oggi tratteremo la relazione fra Varicocele e qualità del seme, ed infine parleremo di Flogosi genitali.

Il varicocele di per sé sembra in grado di condizionare la capacità di riproduzione, agendo negativamente sulle caratteristiche quali-quantitative del liquido seminale. Risultano alterati: la qualità [è il primo parametro ad essere interessato – aumentano le forme atipiche, con presenza di cellule immature], la motilità [è il secondo parametro ad essere interessato – la motilità risulta alterata in termini quantitativi e qualitativi], la quantità [è l’ultimo parametro ad essere alterato].

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Varicocele. Fisiopatologia

Nella genesi del varicocele, si riconoscono varie cause, in parte predisponenti, in parte scatenanti.

Nel 1918,  Ivanissevich  stabilì che all’evidenza clinica di dilatazioni venose multipli palpabili, o visibili, del funicolo spermatico doveva essere associata una incompetenza valvolare nella vena spermatica interna, responsabile del reflusso di sangue, causa determinante nella patogenesi del varicocele.

Nonostante il varicocele sia prevalentemente sinistro, è stato dimostrato che anche il testicolo controlaterale ne risenta negativamente, e ciò comporta una riduzione del grado d’infertilità.

Per cercare di standardizzare i pazienti, e le cause alla base del varicocele, in modo da poter orientare i trattamenti, nel tempo, sulla base del miglioramento delle conoscenze e sulla base dell’ingresso di varie modalità diagnostiche, sono state proposte varie classificazioni.

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Varicocele. Anatomia

Il funicolo spermatico è composto dal dotto deferente, dal corredo arterioso e da quello venoso.

funicolo spermatico

Vediamo nel dettaglio.

Dotto deferente

La sua funzione è quella di garantire il passaggio degli spermatozoi, grazie ad un meccanismo di peristalsi sostenuta da una contrazione ritmica.

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Varicocele. Epidemiologia

Per lungo tempo, la visita e l’esame obiettivo, corredata dalla misurazione del volume testicolare, è stata alla base della valutazione di un paziente con un sospetto di varicocele; il sospetto clinico doveva, successivamente, trovare una conferma strumentale.

A seconda della popolazione presa in esame potevano essere registrati differenti tassi d’incidenza [quanti nuovi casi di malattia si presentano in una determinata popolazione  in un determinato intervallo di tempo – 14-20% a seconda delle statistiche, con un 10% moderato severo] e di prevalenza [numero totale di casi, pregressi o in atto presenti in una popolazione in un dato momento – alla visita di leva era il 19%]. In tutti i casi, l’ipotrofia testicolare [volume testicolare > inferiore del 15% rispetto al controlaterale] costituisce il segno diretto della sofferenza delle gonadi, con una progressione direttamente proporzionale all’entità del varicocele [con la pubertà, si verifica una condizione di iperafflusso arterioso ai testicoli, mediato dalle gonadotropine – le arterie spermatiche, la deferenziale e la cremasterica sostengono tale crescita anatomica e funzionale; la vena spermatica interna è quella che sostiene il peso del ritorno venoso – in questo equilibrio, e nei meccanismi di compenso, può essere la chiave del contenimento della prevalenza del varicocele, o nella sua franca estrinsecazione].

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TIPS, Procedure Salva-Vita in Radiologia Interventistica

Presso la  Radiologia Interventistica di una nota Azienda Ospedaliera romana, quartiere Monteverde, eseguiamo abitualmente procedure “salvavita” chiamate T.I.P.S. (Transjugular Intrahepatic Porto-systemic Shunt).

Mediante un accesso giugulare destro si effettua un traforo all’interno del fegato per sopperire alla chiusura da  cirrosi delle vene sovra-epatiche.  Si dispone all’interno di questo traforo uno stent metallico rivestito.

Recentemente, presso la U.O.C. di Radiologia Interventistica, ne sono state effettuate due, entrambe con esito positivo.

Segue un estratto di una recente intervista.

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Trattamento endovascolare stenosi della carotide

Introduzione

Il punto fondamentale di questo tipo d’intervento è la valutazione del paziente, per capire se la sua lesione carotidea è a rischio embolico durante l’intervento; l’esperienza dell’operatore e l’utilizzo di un ampio ventaglio di soluzioni tecniche, sia in fase diagnostica, che durante l’intervento, consente di scegliere il presidio più appropriato, per effettuare l’intervento in sicurezza.

[L’arteria carotide è situata nel collo; ogni essere umano ha due carotidi, una per lato, la destra e la sinistra; nascono alla base del collo, dall’arco aortico, posto all’interno del torace; a livello dell’angolo mandibolare, si dividono in due rami: la carotide esterna, per la cute e i tessuti della faccia, e la carotide interna, per il cervello. Il cervello riceve il sangue sia anteriormente, dalle carotidi interne, sia posteriormente, dalle arterie vertebrali.

Un’alterazione della carotide può comportare lesioni importanti a valle, come  TIA e stroke;  il suo trattamento ha l’obiettivo di ridurre i rischi di tali alterazioni, debilitanti, non certo di curare gli eventi avvenuti. Lo stoke può essere emorragico o ischemico; in questo secondo caso, la riduzione di flusso ematico ne è alla base; il restringimento del lume dell’arteria carotide interna, la costituzione di una placca ulcerata, l’indurimento della parete arteriosa per depositi calcifici sono tutte espressioni della malattia arteriosclerotica, che favoriscono la creazione di coaguli, più o meno grandi, che possono essere trasportati, improvvisamente o molto lentamente, verso il cervello, causando lo stoke o il TIA. La presenza di una sintomatologia neurologica e la concomitante esistenza di una lesione carotidea, nel lato dei sintomi, obbliga a trattare la lesione; le la stenosi è sotto il 50% ed è isolata, potrebbe essere sufficiente la terapia medica; se la stenosi è associata ad una lesione controlaterale, allora va trattata; per gradi più severi di stenosi, il trattamento non solo medico è obbligatorio.]

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Isterosalpingografia: sistema di diagnostica

L’isterosalpingografia è la valutazione radiografica dell’utero e delle tube; viene utilizzata principalmente nello studio della infertilità, in casi di ricorrenti aborti, dopo un intervento chirurgico sulle tube e prima di una miomectomia. Tale indagine diagnostica viene sempre più richiesta, di pari passo all’aumento della medicina riproduttiva,  alla fertlizzazione in vitro e all’allungamento del tempo del primo concepimento nelle donne del mondo occidentale.

L’infertilità di coppia ha un’etiologia multifattoriale e variabile, con una implicazione maschile e femminile; in quest’ultimo caso le alterazioni ovulatorie sono riscontrate in un 37% dei casi e quelle tubariche nel 18-35% delle pazienti, con una combinazione tra le due cause nel 20% delle coppie.  Con l’isterosalpingografia  si cerca di valutare radiologicamente la cavità uterina e le tube di Fallopio, dopo introduzione di mezzo di contrasto iodato.

Il mezzo di contrasto impiegato è attualmente non  ionico, idro-solubile, a bassa osmolarità, che contribuisce ad una eccellente visualizzazione delle strutture tubariche; la  minore viscosità favorisce il più rapido passaggio del mezzo di contrasto nelle tube di Fallopio, ma una minore persistenza all’interno di queste strutture, per lo cui lo studio deve essere più rapido.

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Endovascular management of the rectus muscle hematoma

Stefano Pieri, Paolo Agresti, Grazia Loretta Buquicchio, Ilenia Di Giampietro, Margherita Trinci, Vittorio Miele

Abstract

Purpose Non-traumatic spontaneous hematoma of the rectus abdominal muscle is not considered a critical condition. Nevertheless, it can be a serious complication in some patients due to continuous and/or consistent bleeding. The most frequent cause of spontaneous rectus muscle hematoma is the anticoagulation therapy. The natural history of rectus muscle hematoma usually leads to a positive outcome and can be spontaneously self-limited only by conservative therapy. Nevertheless, in some patients, despite a correct and early medical therapy, the continuous bleeding requests a more radical handling. Up to now, the surgical hematoma evacuation and the bonding of blood vessels were considered the most appropriate treatment, while at present, the percutaneous management by means of selective catheters and embolization of the bleeding vessel is considered to be the most used option. Our purpose is to report our experience in the endovascular spontaneous rectus muscle bleeding treatment in the elderly patients.

Materials and methods From the data base and medical reports of the hospital, we selected 144 medical reports.
We focused on those cases that showed the following criteria: patients with rectus muscle hematoma undergoing anticoagulation therapy and/or non-traumatic  spontaneous hematoma and with persistent bleeding revealed on CT examination despite a pharmacological treatment aimed to timely reverse coagulopathy. These criteria were found in 18 patients: 15 females and 3 males, with a median age of 73 (range 64–81). In all patients, the diagnosis had been confirmed by an abdominal CT in emergency setting, performed before and after contrast medium intravenous administration. Because of clinical conditions, all patients had been moved on the  angiographic room for diagnostic arteriography and embolization. The criteria for this treatment were hemodynamic instability and the continuous bleeding despite the  correct medical therapy.

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CIRSE 2014: Hybrid treatment with angiographic catheter in massive pulmonary embolism: mechanical fragmentation and fibrinolysis

Stefano PIERI, Paolo AGRESTI

Purpose

Massive pulmonary embolism is a severe clinical condition, that requires prompt therapeutic intervention.

Medical and surgical interventions are ineffective.

Immagine1We report our experience with a hybrid treatment, involving systematic fragmentation of the embolus with an angiographic catheter associated with fibrinolytic therapy over the following days.

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CIRSE 2014: Transbrachial approach for uterine leiomyoma embolization

Stefano PIERI, Paolo AGRESTI, Barbara SESSA, Maria Grazia Buquicchio, Vittorio MIELE

Purpose

To investigate the technical characteristic (feasibility, safety, X-ray exposure, side effects)  of the transbrachial approach in uterine artery embolization.

Methods and materials

Between 2009 and 2013, 115 patients were treated with embolization of the uterine arteries for one or more symptomatic leiomyomas. In 20 of these 115 patients a transbrachial approach was used.

The inclusion criteria for all patients were the presence of one or more symptomatic fibromas, the desire to preserve fertility, the mainly intramural localization of the lesions, and the feasibility of embolization, determined by magnetic resonance imaging.

The transbrachial approach was carried out under ultrasound guidance, through the left brachial artery.

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